martedì 26 novembre 2013

Le neviere del Monte Tezio

In cima al Tezio, un monte di 960 m s.l.m a circa 10 km nord da Perugia, si gode di una vista unica che spazia dalle cime appenniniche ( fra cui l'Amiata e il Cetona) a est e a nord, al Lago Trasimeno a ovest, al profilo lontano, ma inconfondibile, di Perugia a sud. Quando questi limiti visibili diventano familiari e li riconosci subito, ti senti sicuro, ti senti nel tuo posto! E' una sensazione ancestrale, che provo ogni volta e che mi ricongiunge con l'umanità!  Credo che tutti la provino! Questo controllo visivo, l'uomo lo desidera da sempre! Non a caso in cima al Tezio una campagna di scavi archeologici avvenuta tra il 2007 e il 2009 ha confermato l'ipotesi dell'esistenza di una cerchiaia di epoca protostorica: una fortificazione sommitale destinata al controllo visivo a scopo di difesa. Di questa antichissa costruzione oggi non rimane che un segno sul terreno, un solco che mette in evidenza la favorevole conformazione del suolo, un avvallamento naturale, si tratterà di una dolina carsica, così come di una dolina si tratta anche per la Neviera che sorge poco più in basso rispetto ai prati sommitali in direzione ovest.
Quando ancora non esisteva l'industria del freddo, nei mesi invernali in questo luogo la neve veniva ammassata e calpestata per renderla compatta e poi ricoperta con strati di paglia per meglio conservarla. Una volta trasformatasi in ghiaccio questo veniva sezionato in blocchi che, avvolti in sacchi di juta, erano trasportati a valle a dorso di mulo. Da qui, su carri trainati da cavalli, era poi trasferito in città per gli usi civili e domestici (ospedali, trattorie, famiglie).
L'Associazione Culturale Monti del Tezio, consapevole della necessità di salvaguardare questa importante testimonianza storica, dopo aver individuato il luogo dove sorgevano le Neviere, ormai completamente occultato dalla folta vegetazione infestante, grazie al lavoro volontario di alcuni  soci, nell'anno 2001 ha riportato alla luce i resti della costruzione che serviva per l'accumulo e la conservazione della neve.
Le più antiche notizie rintracciate all'Archivio di Stato di Perugia, risalgono al 1669. Da una sorta di avviso pubblicitario apparso sulla "Gazzetta", giornale che si stampava a Perugia  nel 1864, si legge: "Il Conte Oddi Baglioni ha sul Monte Tezio delle buche per la neve e accetta prenotazioni dai caffettieri".
Il recupero del sito, così come ora appare, è stato completato nell'estate 2005, grazie all'intervento di consolidamento e bonifica dell'intera area realizzato dalla Comunità Montana - Associazione dei Comuni Trasimeno Medio Tevere.

(Da "I Quaderni del Monte" - Collana edita dalla Associazione Culturale Monti del Tezio - n. 1 anno 2002: Le Neviere di Monte Tezio).
L'edificio di origine medioevale, seminterrato, è da tempo privo di copertura, presenta una pianta circolare del diametro interno di 12 metri ed è definito da una muratura di pietrame dello spessore di 50 cm.. Quattro piloni addossati alla parete stessa, sono ubicati alle estremità di due diametri ortogonali; su di essi erano impostati due arconi intersecantisi in chiave, sui quali era adagiata la struttura lignea sostenente un tetto tradizionale costituito da pianelle, tegole e coppi.
In giro per i monti e i boschi umbri, le neviere le abbiamo trovate varie altre volte  ( al Bosco San Francesco di Assisi per esempio), e anche in città abbiamo trovato antiche ghiacciaie o similari per la conservazione del ghiaccio ( a Città di Castello per esempio), unico mezzo un tempo per curare la febbre.
Per visitare queste, sicuramente le più maestose, site al Tezio, noi abbiamo percorso il sentiero 1 a salire, mentre siamo ridiscesi sul sentiero 3, per un totale di 6 km circa.
Buone escursioni a tutti!


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Sulla mappa digita: Parco Naturale del Monte Tezio

venerdì 22 novembre 2013

Montecorona: una storia del Medioevo in Umbria

Nel silenzio delle abbazie(1) benedettine umbre, si può ascoltare una storia del medioevo un po' meno "romantica" ( passatemi la confusione dei termini..) di quella solitamente conosciuta. Altro che ascesi e preghiera ... io ci sento quasi sempre storie di controllo e autorità su territori rurali strategici in cui le preesistenti strutture sociali, civili ed economiche avevano "bisogno" di un soggetto politico forte ( il clero)…benvenuti nel medioevo in Umbria!

Se questa storia medievale la volete rintracciare nell'attuale paesaggio umbro, dovete visitare Montecorona, nel nord della regione in prossimità di Umbertide.

Io questo posto lo spulcio ben bene da quando andavo a studiare a casa di una mia compagna d'università che viveva proprio in uno dei tanti casali appartenenti alla tenuta dell'abbazia di Montecorona e che dall'anno mille a tutt'oggi ancora produce! Una volta, nel 2000, ci ho portato in visista con l'ex trenino FCU circa 200 ragazzi francesi ... a ripensarci una follia! Comunque a parte la digressione personale, è proprio interessante visitare l'abbazia e camminare per la campagna circostante immaginandosi come questi monaci benedettini dovessero riuscire a far girare l'economia agricola del tempo.

La complessità architetturale ed edilizia della badia con la sua razionale connessione dei numerosi edifici, la vastità della tenuta coltivata a bosco, frutteto, seminativo, oliveto, prato e pascolo, ci fanno intuire che l'organizzazione materiale della comunità dei monaci dovesse essere molto rigorosa, minuziosa e ben disciplinata, parliamo di 2000 ettari di estensione, non dell'orto del frate!
Parliamo di una giurisdizione che nel Duecento aveva raggiunto 21 chiese.

La nostra visita si è articolata fra la chiesa dell'abbazia, la cripta e la campagna circostante. E' una domenica mattina di autunno presto, prestissimo, non c'è anima viva, meglio!

La chiesa è stata consacrata nell'anno 1005, ha una facciata molto semplice, il fianco sinistro è dominato dalla torre campanaria che è molto grande e particolare: la base è a pianta circolare, dicono che risalga ad epoca longobarda, poi c'è una sezione a 11 lati ed infine la parte più alta è ottagonale.

L'interno è effettivamente suggestivo e vi si possono individuare molti elementi strutturali tipici dell'architettura romanica negli archi, nelle colonne e pilastri e nelle volte.
Vi sono tre navate, al centro della grande navata un mastodontico ciborio con bassorilievi nei 4 frontoni che mi sembrano risalire ad un 'epoca addirittura precedente a quella di fondazione della chiesa, ci sono scolpiti elementi vegetali intrecciati e dei pavoni, animale dalla simbologia molto complessa nei vari culti sia pagani che cristiani.
Al di sotto della zona presbiteriale si trova, una cripta, seminterrata di cui colpisce indubbiamente la varietà dello stile delle colonnine che sorreggono le crociere, classico esempio di riuso da preesistenti edifici magari pagani o paleocristiani.
Nelle vicinanze dell'abbazia si trova anche il relativo eremo, costruito  a 700 m s.l.m  nel  secolo XVI dai Camaldolesi susseguitisi ai Benedettini nella gestione del complesso dell'abbazia. In alto per pregare, in basso per amministrare le proprietà! Per raggiungere l'eremo occorre percorrere un sentiero mattonato lungo 5 km in salita, noi decidiamo di perlustrare la tenuta di pertinenza dell'abbazia rimanendo in piano, maggiormente attratti dalla dimensione economica del fenomeno monachesimo in Umbria.
Così percorriamo la strada del Sasseto che corre lungo i campi coltivati delimitati lungo l'altro lato dal Fiume Tevere. Questi poderi dell'abbazia presentano la classica conformazione dell'unità fondiaria elementare della società medievale, giunta inalterata fino al dopoguerra. Sono presenti le strutture necessarie per produrre, vivere, conservare: i campi, il casolare, la rimessa, la stalla, e poi per incrementare la produttività ecco che ci sono i vigneti, i frutteti, le piantagioni legnose, le opere d'irrigazione ( in un muro di uno dei casali scorgo una placchetta di metallo che porta l'iscrizione dell'ente autonomo d'irrigazione anno 1967/68). La conduzione di questi poderi deve essere avvenuta secondo lo schema classico medievale faudale dove in questo caso a fare da feudatario era l'ente monastico. Oggi i casali sono tutti abbandonati dagli anni 60, tranne quello della mia amica come dicevo, mentre le terre sono coltivate dalla società Saia agricola.
E insomma fra incastellamenti e appoderamenti ... si spiega il medioevo in Umbria e  scorre la nostra storia fino alla generazione precedente alla mia, quando la famiglia contadina di trasforma con lo spostamento dei propri membri in altri settori produttivi. Ma in questa parte della nostra regione, la campagna non si è urbanizzata di tanto ed è subentrata appunto una grande azienda agraria orientata al mercato e non alla sussistenza della famiglia contadina. Passiamo di fronte al famoso pescheto della tenuta, senza poterne apprezzare il gustoso frutto…dato che è autunno!  Tanto, anche fosse stata estate, numerosi cartelli portano l'ammonimento: VIETATO RACCOGLIERE I FRUTTI CADUTI A TERRA. Che peccato!
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Sulla mappa digita: Colle di Montecorona

(1) Nel silenzio delle abbazie. Proposte di visita al patrimonio abbaziale deI territorio della provincia di Perugia, Assessorato al Turismo della Provincia di Perugia, Perugia, 2004

venerdì 15 novembre 2013

L'altra metà di Assisi

Per chi cerca sempre nuovi punti di vista…il Bosco di San Francesco è senz'altro uno dei più originali per conoscere diversamente Assisi. Io ho sempre privilegiato il Subasio come porta naturale alla città, ma anche questo accesso dal lato della valle del fiume Tescio ha le sue particolarità.
La nostra visita al Bosco San Francesco in effetti è cominciata proprio da fondovalle, in prossimità del Ponte Santa Croce o Ponte Galli; siamo in compagnia di tante altre famiglie e delle guide CAI Baby Perugia. La passeggiata si snoda lenta fra osservazioni, giochi, letture e attività e fa apprezzare a grandi e piccoli l'integrità della natura circostante.
Camminare e osservare gli elementi storici e naturalistici nel bosco di San Francesco rende espliciti due diversi modi dell'uomo di rapportarsi nel medioevo (o forse nei secoli dei secoli) con la Natura.
Da un lato abbiamo l'approccio lavoristico, è l'uomo che interviene nella natura, trasformando il paesaggio per il proprio uso: taglia, disbosca, costruisce ponti, mulini, monasteri, hospitali…in un'ottica benedettina (ora et labora) in cui il lavoro è il principale dovere, il modo in cui rendersi utile al prossimo: è la parte del Bosco in cui incontriamo il complesso monastico, benedettino per l'appunto, di Santa Croce, sono evidenti muretti e altri interventi come strade e ponti e deviazioni del corso del fiume, un paesaggio molto rimaneggiato dall'uomo. Dall'altro lato abbiamo l'approccio contemplativo tipico del francescanesimo, dove prevale la forza mistica della natura, madre e sorella, selvaggia e predominante. Siamo nella seconda parte del Bosco dove non compaiono opere dell'uomo, dove il paesaggio è maggiormente conservato come quello originale. Da qui si giunge fino alla Selva prossima alla Basilica di Assisi. Il bosco è intatto, l'uomo non lo domina, ma capisce di farne parte se vi si abbandona.
A fare da congiunzione fra questi due ambienti, l'inserimento voluto dal FAI, del Terzo Paradiso: grande opera di land art realizzata da Michelangelo Pistoletto con tre grandi solchi circolari e tangenti fra di loro, piantumati a doppio filare di ulivi. Una terza possibile strada per un'armonia futura fra l'uomo e la natura!

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Cerca nella mappa: Via San Vetturino, Assisi, PG

giovedì 14 novembre 2013

Perugia, paesaggi celati!


Domenica 6 ottobre, a Perugia, ho partecipato ad un'edizione del tutto speciale del Piedibus della salute e del benessere: un'anteprima alla domenica successiva, il 13 ottobre, giornata nazionale del camminare.  Questa passeggiata è stata organizzata dall'USLUmbria1 - Dipartimento di Prevenzione, in particolare dalla dottoressa Erminia Battista, che ho anche avuto il piacere di conoscere.
“Una giornata in cammino, tra orti e giardini, arte, storia, relazioni, emozioni, degustazioni”
Ha parteciperà al Piedibus il dottor Paolo Piacentini, Presidente Nazionale FederTrek, ideatore della Giornata Nazionale del Camminare.

Il ritrovo è avvenuto al CLA (centro linguistico d'Ateneo), in via Enrico dal Pozzo. Ho trovato molto significativo il passaggio per il Parco Santa Margherita, e in particolare per il verde giardino di una residenza protetta per anziani in uno dei vecchi padiglioni, che come ben sappiamo un tempo ospitavano il complesso dell'ospedale psichiatrico di Perugia. Tutti i cittadini dovrebbero vivere il parco santa margherita e respirarne la storia, una storia di emancipazione, superamento delle istituzioni totali, libertà!
Dal verde del Parco Santa Margherita siamo passati al giardino sensoriale di Fontenuovo, altro luogo fortemente significativo per Perugia. Da giugno del 2013 i malati di Alzheimer della residenza di Fontenuovo possono godere del contatto con la natura in un contesto idoneo al recupero psicofisico e al mantenimento delle abilità. Il percorso del giardino stimola tutti e cinque i sensi: alcune specie risvegliano il gusto, grazie all'abbondanza di frutti, altre stimolano il tatto, con foglie e fiori di diverse consistenze: lisce, carnose, ruvide… l'olfatto è stimolato da specie aromatiche, l'udito dalla presenza di una fontana e dal canto degli uccelli per i quali sono state poste delle casette sugli alberi, la vista è stimolata dall'alternanza ed omogeneità dei colori nelle varie zone in cui è diviso il giardino. A Fontenuovo i malati possono usufruire anche della stanza di e della stanza del tenno. Ci hanno fatto sperimentare tutte queste cose.

Usciti sulla Via Enrico dal Pozzo, abbiamo iniziato l'ascesa alla città, si fa per dire, ma a chi conosce la storia dell'ex manicomio del Parco Santa Margherita questa forte simbologia non sembrerà strana, io l'ho sempre immaginato così, un percorso verso l'alto, una salita, una emancipazione all'insù, per chi parte dal basso dei propri limiti e si conquista uno spazio da cittadino nella collettività. Abbiamo percorso i vicoli suggestivi di Via del Carmine, Via della Viola, fino ad arrivare al giardino dell'Usignolo per uno sguardo sulla città. Ecco questo è stato per me una grande novità: un vero angolo celato della città.
La dottoressa Luana Trinari ci racconta che il giardino dell'usignolo è il giardino di pertinenza del palazzo Rossi Scotti, nella piazza omonima, alle prome ( le sporgenze naturali dei sottostanti muraglioni di Porta Sole poggianti sulle precedenti mura etrusche della città). E' un giardino d'impronta romantica, su tre livelli, utilizzato poi nel dopoguerra come pista da ballo e cinema all'aperto. Si impone su un belvedere mozzafiato che va da Borgo Sant'Antonio a Borgo Sant'Angelo sconfinando sugli azzurrati appennini all'orizzonte ( il tipico certificato paesaggio umbro). I Rossi Scotti sono stati grandi personaggi colti perugini, recentemente ho letto che il palazzo nel 2014 verrà alienato dal Comune di Perugia, spero vivamente che ci lascino anche in futuro godere del giardino dell'usignolo e del suo fascino ineguagliabile!
Visualizza le foto dell'intero percorso! 

Cerca sulla mappa: Via Enrico dal Pozzo, Perugia, PG